La strada verso Anlong Veng sale tra foreste e risaie che riflettono una luce ferma. Qui il passato non è una pagina voltata: è una lingua che si impara stando in silenzio.
Abbiamo incontrato il Dr. Ly Sok-Kheang alla Queen Mother Library di Phnom Penh, una delle biblioteche più importanti del Paese, nata per preservare la memoria storica della Cambogia e promuovere l’accesso alla conoscenza. In questo spazio silenzioso, tra scaffali di archivi e documenti, Kheang ci ha accolti con gentilezza, raccontandoci la missione dell’Anlong Veng Peace Center e organizzando per noi una visita nei luoghi più significativi legati alla storia dei Khmer Rossi.
Direttore dell’Anlong Veng Peace Center e ricercatore del Documentation Center of Cambodia, Kheang parla con voce calma e precisa. Ogni risposta è un invito a guardare dentro la storia che i cambogiani stanno ancora scrivendo con pazienza. Ci sediamo di fronte a lui e cominciamo ad ascoltare.
Viene dalla provincia di Kandal, è cresciuto a Phnom Penh. Ha studiato storia alla Royal University of Phnom Penh, poi si è formato nel Regno Unito con un Master in Peace and Reconciliation Studies e un dottorato alla Coventry University su riconciliazione e memoria in Cambogia dal 1979 al 2007. Oggi guida l’Anlong Veng Peace Center, nato per trasformare un territorio simbolo dei Khmer Rossi in un laboratorio di educazione civica e memoria condivisa.
“Mi chiamo Ly Sok-Kheang e dirigo l’Anlong Veng Peace Center. Il centro si trova nel distretto di Anlong Veng, nella provincia di Oddar Meanchey, vicino al confine con la Thailandia.”
La sua urgenza nasce in casa. “I miei genitori sono sopravvissuti al regime dei Khmer Rossi. Furono evacuati da Phnom Penh verso la provincia di Battambang e abbiamo perso mia sorella a causa del regime.” Poi aggiunge, quasi in sottovoce, che per i figli dei sopravvissuti la memoria non è un tema di studio, è un obbligo morale. “Come figlio di sopravvissuti, sento l’obbligo di cercare la verità su ciò che è accaduto alla nostra società. Scriviamo tutto, ogni giorno, le storie dei sopravvissuti e anche quelle degli ex membri dei Khmer Rossi, per capire il quadro completo.”
Anlong Veng è stata l’ultima base del movimento di Pol Pot. Per anni qui la guerra ha preso la forma dell’attesa. Oggi il centro diretto da Kheang è un luogo di incontro, ricerca e formazione. “La nostra visione è documentare la storia di chi è stato nei Khmer Rossi, molti abitano ancora qui. Vogliamo raccogliere le esperienze personali fin dall’adesione alla rivoluzione fino alla resistenza dopo il 1979 e trasformare queste storie in un libro di storia e in una guida per la formazione delle guide locali, così che la storia possa essere diffusa e la comunità trovi una via verso pace e prosperità.” Accenna anche a un masterplan urbanistico pensato con architetti di Londra per ripensare l’area.
“È molto importante documentare tutto, anche la storia del singolo individuo, perché le persone muoiono una per una e fra quattro o cinque anni potremmo perdere queste storie. Per questo intervistiamo e mettiamo insieme i racconti per la memoria nazionale e anche per la riconciliazione. Usiamo queste storie come piattaforma educativa per insegnare la storia del genocidio a questa e alla prossima generazione.” In questa frase c’è il cuore del progetto: salvare il dettaglio prima che evapori.
“Con i sopravvissuti è più facile. Sono pronti a parlare. Con gli ex combattenti è più difficile, perché temono di essere visti solo come perpetratori.” La fiducia, spiega, richiede tempo. “Dopo la fine del tribunale sui Khmer Rossi molti sono più aperti a raccontare. Per noi è importante ascoltare entrambe le parti, vittime e membri del regime, per capire il quadro completo della storia.”
“Le comunità collaborano con noi. Condividono le storie e noi possiamo aiutare con piccole cose utili come la salute e lo sviluppo comunitario. Godono dei frutti di questi progetti e questo aiuta la fiducia reciproca.” In Cambogia la memoria passa anche da gesti concreti, dalla scuola al dispensario, dalla visita guidata a un pozzo riparato.
Gli chiediamo quali siano le difficoltà maggiori. Sorride e risponde senza enfasi. “Non abbiamo grandi difficoltà in questa zona, ma dobbiamo sostenerci e mantenere lo slancio. È questo il compito impegnativo.” Il lavoro della memoria è fatto di costanza prima ancora che di rivelazioni.
“Vedo un cambiamento nei giovani. Prima non volevano leggere o parlare molto di questa storia, ora ne parlano di più. A volte producono i loro video brevi e li condividono tra loro. Riceviamo molti commenti anche attraverso la nostra pagina ufficiale su Facebook.” La memoria si fa linguaggio dei ragazzi, passa dagli schermi e rientra nelle classi.
“Il nostro lavoro è puntuale. Dobbiamo costruire una memoria collettiva della Cambogia e prendere iniziative rapide per raccogliere le storie.” Non è solo cronaca. È un metodo che unisce archivio, aula e territorio. Il suo volume di ricerca sulla riconciliazione tra livello statale e livello comunitario è diventato un riferimento per scuole e operatori.
Nel nostro viaggio abbiamo sentito spesso la parola karma. Kheang la colloca dentro un orizzonte personale. “La riconciliazione è molto personale e deve intrecciarsi con la cultura locale. Alcuni pensano che la sofferenza sia dovuta al karma. Altri accusano direttamente la leadership del regime. Le strategie per convivere con il passato sono diverse: qualcuno va dal monaco a ricevere l’acqua benedetta, altri cercano di agire e parlare con il vecchio nemico. A volte scelgono il silenzio e lasciano che ciò che è passato resti passato.” Nelle stesse comunità convivono chi non ha più parole e chi le cerca da una vita.
Dopo il 1979, spiega, la storia ha preso due strade. “Una parte dei Khmer Rossi fuggì verso il confine e continuò la resistenza. Altri rimasero nei villaggi e vissero fianco a fianco con le vittime. Per questo la relazione è stata difficile. Vedevano ogni giorno la persona che ritenevano responsabile della scomparsa di un familiare. Dovevano trovare un modo per comunicare oppure restare in silenzio. È un percorso difficile verso la riconciliazione.” In questa immagine c’è la Cambogia di oggi, due porte vicine, lo stesso mercato.
“La riconciliazione è personale e statale. A livello statale il mondo dovrebbe sapere che la Cambogia ha processato i leader più responsabili. A livello educativo, il Documentation Center of Cambodia ha prodotto libri di storia per le scuole. E c’è anche la dimensione religiosa. In alcune comunità si possono presentare petizioni per esprimere perdite e sofferenze. Il 7 gennaio, giorno della vittoria sulla dittatura, è sentito come un momento di riconciliazione perché la gente ha riacquistato libertà e vita.” Qui la memoria diventa pratica pubblica e quotidiana.
“Questa storia ha lasciato una cicatrice scura sulla nostra società. Ma la nostra forza è usare l’educazione per impedirne il ritorno. Possiamo insegnare qui e nella regione, e far conoscere al mondo le radici e la grande sofferenza del popolo cambogiano durante il genocidio.” È una frase semplice e radicale. Trasformare il dolore in scuola.
“A chi vedrà questo documentario dico che è un canale per ascoltare le storie reali dei cambogiani. È un dovere unirsi allo sforzo di prevenire che il genocidio accada di nuovo, in Cambogia e altrove. Lavoriamo con un unico obiettivo, prevenire.” È un invito che attraversa lo schermo e chiede responsabilità.
“Video e documentari sono molto utili. Sono un metodo che possiamo usare in classe e fuori, per far capire la storia molto in fretta.” In un Paese giovane, la memoria passa anche dal linguaggio delle immagini.
Questa intervista è parte di un percorso che abbiamo realizzato sul campo in Cambogia. Pubblicheremo prossimamente il nostro reportage sul canale YouTube di Occhi sul Mondo, girato tra Phnom Penh e Anlong Veng. Sarà un modo per continuare ad ascoltare quelle voci e restituire luoghi, volti, mattoni di memoria che ancora reggono la casa comune.
Fonti
Intervista esclusiva di Occhi sul mondo al Dr. Ly Sok-Kheang, direttore dell’Anlong Veng Peace Center (fonte primaria)
Documentation Center of Cambodia (DC-Cam) — materiali ufficiali e archivio storico
Anlong Veng Peace Center — progetti educativi, documentazione e programmi di riconciliazione
Profilo accademico del Dr. Ly Sok-Kheang — Coventry University, Regno Unito
Pubblicazioni del DC-Cam sulla memoria e l’educazione post-genocidio